STEFANO CATENACCI, ARTISTA DEL SACRO DEL SECOLO XIX

di Stefano Di Palma

Nell’Archivio Parrocchiale di Broccostella, è conservato un documento manoscritto dal titolo “Condizioni da tenersi presenti nella costruzione della statua di M. SS. delle Chiaie” datato al 2 gennaio 1888;  ebbene, si tratta di una sorta di contratto firmato dal parroco del tempo, Giuseppe Persichetti, e l’artigiano locale Stefano Catenacci attivo nel nostro territorio  nella seconda metà del secolo XIX.

L’accordo prevede poche clausole, estremamente semplici, ma molto interessanti. Si richiede così la messa in opera di una statua raffigurante la Madonna con il Bambino che “sarà seduta e potrà mettersi anche in piedi”, vale a dire con le membra, collo, braccia e gambe movibili. Si stabilisce anche la costruzione di una sedia lignea per accomodarla, la “verniciatura” della testa, delle mani e dei piedi (mentre il resto del corpo rimane in legno semplice visto che sarà rivestita con degli abiti) la configurazione del Bambino come interamente ignudo e dipinto e la messa in opera di due coppie di angioletti in cartapesta, “con forme volanti”, per decorare il sacro gruppo.

Con questi dettami, si stabilisce l’estetica di una delle immagini di culto più venerate nel Comune di Broccostella custodita solitamente nella chiesa di San Michele Arcangelo in località Brocco Alto; evidentemente, la costruzione di questo simulacro è dovuta a nuove esigenze cultuali, visto che la primitiva immagine venerata nella cappella della Madonna delle Chiaie (situata a poca distanza dalla chiesa di San Michele) è costituita da un affresco raffigurante la “Madonna con il Bambino” databile tra la fine del secolo XV e il primo decennio del secolo XVI.

Come si può verificare dall’osservazione di questa sacra immagine, il Catenacci si attiene alle disposizioni concordate. In una simile conformazione del pezzo, l’elemento anatomico di significativa attrazione per il fedele è sicuramente il viso della Vergine, distinto da benevoli tratti somatici ed un roseo incarnato che s’infiamma sulle guance, nonché incorniciato da una pettinatura che raccoglie i capelli in una treccia che ricade con una caratteristica ciocca sulla nuca. Un riferimento formale e stilistico sul Bambino è attualmente impraticabile, poiché al giovedì 4 gennaio 2002 risale il furto dell’originale e della coppia di angeli che decorava la statua. Tale avvenimento ha segnato oltre che un logico stato di prostrazione nei devoti della Madonna delle Chiaie, un momento di tragica rottura della lettura unitaria dell’opera che soffrirà per sempre, nonostante le sostituzioni prontamente attuate, di una così grave asportazione.

L’opera risulta come tipico prodotto locale di fine Ottocento e la sua particolare conformazione permette di vestirla e attualmente indossa degli abiti che furono rinnovati nel 1953, poiché gli originali si sono deteriorati nel tempo; pagata all’artista sorano in rate mensili di cui il saldo finale è documentato alla data del 4 giugno 1888, fu benedetta il 1 agosto dello stesso anno dal vescovo Raffaele Sirolli (1887-1899) il quale concesse quaranta giorni di indulgenza a tutti i fedeli che avessero devotamente recitato una Litania e Salve Regina davanti alla sacra immagine (cfr. S. DI PALMA 2009). La festa annuale della Madonna delle Chiaie ricade nel mese di giugno e prevede una processione con questa statua. In alcune straordinarie occasioni il simulacro è stato portato in pellegrinaggio fra gli abitanti di Broccostella coinvolgendo l’intero paese: nel 1954, in occasione del centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione; nel 1988, in occasione del primo centenario dell’esposizione della statua alla pubblica devozione e nel 2014 in occasione del venticinquesimo anniversario della sua incoronazione. I preziosi omaggi di due corone d’oro eseguite nel 1989 a Napoli, sono il frutto del riuso di oggetti d’oro donati negli anni alla Vergine e del generoso contributo economico della popolazione locale che si adoperò anche per la manifattura di una nuova e preziosa veste che abbiglia il simulacro nelle speciali occasioni.

Un possibile catalogo di opere certe del Catenacci nella diocesi è tutto da verificare, ma in questa sede si segnala anche una statua conservata a Sora, ovvero quella raffigurante Sant’Anna e Maria Bambina della chiesa di San Francesco. Questa statua fu benedetta dal canonico Simone Lanna il 5 giugno 1870 ed eseguita a spese della Confraternita dei Sacconi e su interesse di Enrico Mobili; il simulacro è ricordato da G. Squilla come opera di Stefano Catenacci: “fabbricatore, il quale senza aver ricevuto scuola alcuna si diletta a formare delle statue tanto in legno quanto in gesso. La veste è stata lavorata in casa del detto sig. Mobili; la testa, mani e piedi di Sant’Anna quanto della bambina Maria SS. ma importano ducati 19 pagati al detto Stefanuccio” (cfr. G. SQUILLA, 1978).

In quell’occasione si ricorda anche un contenzioso sorto fra la Confraternita e un privato cittadino, ossia l’avvocato Domenico Siciliani, il quale rivendicava il possesso del patronato di una cappella dedicata a sant’Anna nella stessa chiesa esistente sin dal 1708; il Siciliani contestava la presenza in chiesa di due cappelle intitolate alla stessa santa, ma proprio la mancanza di una effigie di culto raffigurante la madre della Vergine, risultò la carta vincente con la quale la Confraternita riuscì a superare l’ostacolo (cfr. L. MEGLIO – R. REA, 2012).