SORA – LE FESTE DI GENNAIO TRA RELIGIONE E TRADIZIONI

di Stefano Di Palma

Come ogni anno nel mese di gennaio presso la città di Sora si svolgono delle feste religiose di antica origine e particolarmente sentite dalla popolazione che si riferiscono a santi il cui culto ha conosciuto grande considerazione nel corso dei tempi.

Il primo appuntamento ricade il 17 gennaio festa di sant’Antonio Abate. Una piccola chiesa di gusto gotico dedicata al santo anacoreta si trova alle pendici del monte San Casto. Nel luogo di culto il giorno della festa si celebrano funzioni liturgiche e nello spazio antistante ha luogo la benedizione degli animali domestici, evento che incrocia religione e credenza popolare e che si pone come retaggio di un mondo contadino, ormai perduto, che affidava al divino il proprio sostentamento. A tal proposito è utile ricordare che fino a qualche decennio fa in molte stalle del territorio si trovavano immagini di sant’Antonio (nella classica iconografia che lo rappresenta come uomo molto anziano, situato in un paesaggio di campagna, accerchiato da vari animali e affiancato da un maiale) poste come segno di protezione verso il bestiame.

Un tempo la festa di sant’Antonio era conosciuta  anche come “festa ’e glie ciùsce” data l’antica consuetudine di consumare frutta secca e fresca, che venditori ed ambulanti esponevano su bancarelle situate in quel giorno nelle immediate vicinanze della chiesa.

Le altre feste “e’ glie ciùsce” erano quelle di san Domenico abate, di san Giuliano martire e di san Ciro. L’appuntamento invernale che ricorda san Domenico si svolge il 22 gennaio (l’altro ricade il 22 agosto) e conosce una doppia sede di svolgimento. Il primo luogo di culto in cui si festeggia il santo è l’omonimo monastero dove, all’interno della Basilica che sorge vicino la confluenza del fiume Liri e Fibreno, nel confine tra Sora con Isola del Liri, sono conservate le spoglie dell’Abate. Secondo la tradizione san Domenico sarebbe morto nella cripta della chiesa dove, in questo giorno, un tempo i devoti si arrestavano innanzi a ciascuna delle colonne che sostengono le volte di copertura per invocare l’intercessione del taumaturgo. In quella chiesa nel giorno della festa si svolgono funzioni religiose e si espongono alla pubblica venerazione alcune reliquie del santo tra le quali spicca la croce e l’anello, ovvero le principali insegne abbaziali, contenute in un pregevole reliquiario in argento donato dal cardinale Annibale Albani nel secolo XVIII.

Risultano pressoché  spariti “glie ciùsce” e l’appuntamento si conclude da qualche anno con una sagra organizzata dalla locale parrocchia, occasione di incontro ma che stride con l’austerità storicamente legata al santo ed al sacro luogo a cui si affianca.

Il secondo posto in cui si festeggia in quella data san Domenico è la chiesa di San Silvestro, situata nel cuore del centro storico di Sora e fondata insieme ad un cenobio benedettino dallo stesso Abate. Anche qui si svolgono riti religiosi e si espongono alla pubblica venerazione la statua del santo e le reliquie. Quest’ultime sono la mitria, contenuta in un reliquiario ad ostensorio del secolo XVIII e dotato di nove sigilli, e il “ferro della mula”con il quale un tempo si benedicevano gli animali trasportati in chiesa a scopo protettivo  dando vita ad un evento provvisto delle medesime implicazioni socio-culturali sopracitate a proposito della festa del 17 gennaio.

Il 27 gennaio  si continua a celebrare la memoria di san Giuliano, martire nel II secolo sotto l’imperatore Antonino Pio. Il santo viene festeggiato religiosamente sia nell’omonima cappella situata nei pressi dell’ex ospedale civile, dove storicamente è presente il suo culto e sono state rinvenute le sue reliquie corporali nel 1612, sia nella cattedrale dove i resti sono custoditi a partire dal secolo XIX e tutt’oggi venerati nel secondo altare della navata destra.

L’ultimo appuntamento è quello del 31 gennaio festa di san Ciro che si svolge nella chiesa a lui dedicata in località “Trecce”. Il santo medico viene ricordato con funzioni religiose ed una lunga processione con il simulacro che lo rappresenta. Nei decenni scorsi una colorata e particolare connotazione ai festeggiamenti è stata data con la messa in atto di giochi popolari dei quali si cita la “Corsa degli spaghetti”,  l’ “Albero della cuccagna” e la “Corsa degli asini”.