LA CAPPELLA SIMONCELLI E L’ANGELO DI GIOTTO A BOVILLE ERNICA

di Stefano Di Palma

La cappella Simoncelli si trova nella chiesa di San Pietro Ispano presso Boville Ernica (l’antica Baùco) ed ospita una delle più pregevoli spolia medievali giunte sino a noi, ovvero l’angelo di Giotto proveniente dalla basilica Vaticana.

La riqualificazione del vano è legata a Giovan Battista Simoncelli nato a Boville nel 1554 circa; egli in giovane età fu introdotto presso Giovan Battista Borghese, – fratello di Camillo, futuro Paolo V – ed abitava in proprietà poi divenute dei Borghese: all’elezione del papa, il protonotario fu prescelto da questi come suo cubiculario, cioè maggiordomo segreto. In forza di questa carica al Simoncelli si offrì l’occasione di assistere, e indirettamente prendere parte, alla demolizione dell’antica basilica di San Pietro di epoca costantiniana praticata nell’ottobre del 1605; in tale circostanza alcuni frammenti marmorei della basilica vaticana in distruzione sono stati prelevati e trasferiti proprio dal Simoncelli nella cappella fatta costruire da questi nel suo paese di origine. In effetti la cappella di Boville si presenta ancora oggi ornata in maniera piuttosto originale e comprende materiali di epoca e origine diverse assemblati nel secolo XVII.

Si tratta di alcuni pezzi di scultura inglobati nelle pareti esterne ed interne del vano. I primi cimeli affiancano l’arco d’accesso alla cappella: si tratta di due statue raffiguranti i santi Pietro e Paolo incassate nel muro entro nicchie culminanti in una conchiglia. Tali opere provengono dall’altare vaticano dell’Uditore di Rota Guglielmo de Pereriis datato al 1491.

Probabilmente anche i quattro globi di marmo africano che ornano la balaustra che separa la cappella dalla chiesa provengono dalla basilica vaticana. Al di sopra dell’arco di accesso, sempre all’esterno del vano, trovano ubicazione a destra e a sinistra due frammenti raffiguranti angeli in adorazione; questi esseri celesti provengono dalla lunetta di coronamento del sepolcro del cardinale Ardicino Della Porta junior. Allo stesso monumento funebre, posto un tempo in Vaticano, si collega probabilmente anche la principale illustrazione liturgica della cappella ovvero il rilievo marmoreo raffigurante la Madonna con il Bambino; per la nuova destinazione del rilievo al sacro gruppo fu aggiunta la figura di san Giuseppe posta alle spalle della Madonna; tale aggiunta postuma è stilisticamente evidente e si basa sul fatto che già in precedenza la cappella era dedicata proprio a san Giuseppe e dunque l’inserto è proposto come richiamo all’intitolazione originaria.

Nel fastigio dell’altare seicentesco, che racchiude il suddetto rilievo così dedicato alla Sacra Famiglia, si trova l’ornamento più celebrato della cappella cioè il tondo musivo con l’angelo di Giotto che l’iscrizione dipinta su una tavoletta lignea al di sopra del frammento vorrebbe provenire dal mosaico della Navicella (episodio evangelico della tempesta sedata) dell’atrio di San Pietro. Diverse sono le ricostruzioni cronologiche relative all’esecuzione del mosaico petriano: la datazione più accettata è quella del 1310 mentre lo stacco dalla primitiva collocazione risale al 1610.

Il sacello della chiesa di San Pietro Ispano fu completato entro la fine del 1612  e gli artisti assunti dal cubiculario Simoncelli decorarono il vano, intessuto da queste preziose reliquie vaticane, con pitture coeve; alcune di queste illustrazioni ci sono giunte in pessimo stato di conservazione, altre sono state pesantemente ridipinte.

Si riconoscono e citano sul soffitto gli affreschi con i Quattro Evangelisti, le lunette raffiguranti coppie di santi ovvero quella di Santa Lucia e San Francesco e quella di Santa Santa Francesca Romana e San Carlo Borromeo. Sulle pareti laterali della cappella sono raffigurate la Nascita della Vergine e l’Incoronazione della Vergine mentre gli stucchi rappresentanti la Visitazione e la Presentazione al Tempio completano questa breve citazione di episodi della vita della Madonna.

E’ indubbio che questo singolare rimontaggio di opere medievali e rinascimentali si richiami, in una sorta di edizione minore, al particolare clima culturale del revival paleocristiano che si respira a Roma durante il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini e  del quale fu sostenitore il cardinale Cesare Baronio promotore in tal senso, tra l’altro, dei restauri delle chiese a lui collegate.  L’idea della conservazione della memoria costantiniana di San Pietro, che pochissimi anni prima Baronio non avrebbe mai voluto veder perire, è ribadita con forza nelle intenzioni che stanno alla base dell’edificazione della cappella visto che il Simoncelli, in qualità d’inserviente pontificio, aveva vissuto a strettissimo contatto con la Curia romana.