IL PONTE DEI SANTI – UN LUOGO D’INCONTRO IMMERSO NELLA NATURA

di Stefano Di Palma

Il toponimo Trisulti trae origine dalla tradizione che prevede in quella zona un castello così denominato; nel 1300 l’edificio fu smantellato e adeguato al suolo dato che i suoi abitanti infestavano con assassini e con molte altre insolenze i passeggeri.

Il castello dei Colonna in origine si chiamava “Trisalto” dalle voci latine a tribus saltibus probabilmente perché sorgeva su una delle cime di tre alture boscose oppure perché sorvegliava i tre valichi boscosi che immettevano nella provincia di Campagna, nell’Abruzzo e nel Regno di Napoli. Il toponimo dette nome a tutta la zona che si chiamò Trisulti e che nei secoli si identificò con la  famosa certosa.

Il luogo è indissolubilmente legato all’operato di san Domenico abate il quale, nella sua intensa attività di fondatore di edifici di culto e di complessi monastici, lasciato l’Abruzzo giunse presso Trisulti dove scelse come eremo una grotta del monte Porca e dove, dopo tre anni (983-986) passati in digiuni e preghiere, gettò le fondamenta di una chiesa dedicandola all’apostolo Bartolomeo. La costruzione della chiesa e del monastero richiese dieci anni; sul monte opposto, alle falde del colle di Civita, Domenico eresse anche un monastero destinato alle monache, dedicandolo a san Nicola da Mira, speciale protettore della verginità delle giovani.

Secondo la tradizione, in occasione delle principali solennità liturgiche, l’abate Domenico riuniva i monaci e le monache presso le opposte rive del fiume Cosa e, stando in mezzo al ponte, impartiva lezioni di spiritualità monastica. Da allora il ponte assunse la denominazione di “Ponte dei Santi”. Nello stesso luogo, sarebbe avvenuto un miracolo, raffigurato in una delle porte bronzee della Basilica di San Domenico di Sora eseguite nel 2009. L’artista Alessandro Romano ambienta l’avvenimento proprio sul ponte del fiume Cosa raffigurando il Santo, padre e custode delle due fondazioni, nel momento in cui, pieno di ardore, esorta alla perfezione della vita monastica i fratelli e le sorelle riuniti ed accorgendosi della caduta di un masso sradicato dal demonio lo blocca per evitare una strage (cfr. S. DI PALMA, 2011).

I monasteri di Trisulti sono i prediletti dell’Abate visto che vi ritorna a più riprese nel corso della sua vita. La partenza definitiva si ha con la fondazione del cenobio di Sora (avvenuta secondo la tradizione nel 1011, ma più tarda) e in quel tempo si ricorda il discorso di congedo nella chiesa della Madonna di Cannavinnano non lontano dal castello di Collepardo, dove il taumaturgo raccomandò il popolo di amare il monastero di Trisulti perché, per intercessione di san Bartolomeo, aveva ottenuto da Dio la liberazione dalla peste che aveva colpito i luoghi circostanti. San Domenico affidò la comunità ad un priore e la vita monastica benedettina nel monastero di San Bartolomeo si svolse per due secoli fino al 1204, quando papa Innocenzo III sostituì i Benedettini con i Certosini.

Dell’antica badia di san Bartolomeo, rimane ben poco e le rovine della chiesa, connotate dalle linee essenziali dell’antico impianto architettonico romanico, sono ancora visibili al visitatore di quei luoghi. Anche il monastero di San Nicola andò in rovina, perché le monache, rimaste isolate e prive di aiuto e difesa, lo abbandonarono in seguito alla demolizione del castello di Trisulti (cfr. A. TAGLIENTI, 1987; IDEM, 2002).

Si ricorda che questo luogo, oltre che essere importante per storia e culto, si contraddistingue nel nostro territorio per la straordinaria bellezza della natura con le sue valli ed i boschi: un invito di rigenerazione da cogliere in queste giornate di Primavera ed in prossimità delle vacanze pasquali.