SORA – I VUOTI DI MEMORIA DI EUGENIA TERSIGNI

Non è una regola scritta, ma lo sanno tutti che in politica chi strilla e insulta sta perdendo le elezioni. Del resto ha senso: quando stai sotto – e magari anche di parecchio – non c’è molto altro da fare. Va a finire che te la prendi con chi sta sopra – e magari anche di parecchio – nel disperato tentativo di arrivare secondo.

La premessa ci pare opportuna. Soprattutto in relazione all’ennesimo vuoto di memoria della candidata sindaco Eugenia Tersigni che deve avere qualche problema nel parlare del quinquennio che va dal 2011 al 2016. E se davvero dovesse scappargli qualche riferimento a quel periodo è per lanciare strali verso qualcuno. Come il consigliere comunale uscente Lino Caschera il ‘traditore’. Eppure se non ricordiamo male la Tersigni era un’appassionata sostenitrice di un sindaco che non c’è più, di una maggioranza (De Donatis compreso) che poi si è sfaldata. C’è chi la ricorda applaudente alle cene elettorali. Prima di passare altrove, prima si affiancare Valter Tersigni. (nella foto)

Non è tutto. Ieri alla Selva, proprio ‘a casa’ di Caschera, la Tersigni si è inoltre avventurata su un terreno minato occupandosi fra l’altro di vecchie questioni molto amministrative e poco politiche. Uno sguardo veloce ad un disciplinare tecnico elaborato da uno studio professionale di Sora e profumatamente pagato potrebbe schiarire le idee. Attenzione però, potrebbe non essere molto favorevole approfondire.

Perché alla gente bisognerebbe dire la verità, tutta la verità. Ignorare la consiliatura precedente l’attuale sa di convenienza e non di verità. Magari in questi ultimissimi giorni la Tersigni dirà qualcosa sulla diga nel fiume, sul mega appalto per la pubblica illuminazione, su concordati vari, su alberi arrivati dal pontino a caro prezzo e tanto altro ancora. Perché di quel periodo del passato c’è tanto da dire. Proprio quando in Comune comandavano i tre Tersigni. Sono stati talmente bravi che due la gente li ha cacciati via dalla cabina di comando. E adesso due dei tre ci vogliono tornare.

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