LAGO DI BARREA – STORIA DI UNA TRAGEDIA

Pubblichiamo il racconto pubblicato su FaceBook da Roberta Di Pucchio, che si trovava sul luogo della tragedia ieri pomeriggio:
Ieri pomeriggio mi trovavo sulle sponde del lago di Barrea. Chi mi conosce sa che per me, da ormai 30 anni, quei monti sono la mia seconda casa. Il rifugio dove corro a ricaricarmi ogni volta che posso. Un luogo ameno, nel quale la natura restituisce il senso di libertà che le città, spesso, ci tolgono.
L’aria fresca, il verde dei monti, la bellezza mozzafiato dei panorami dovevano sicuramente piacere tanto anche a quel papà, di appena 39 anni, che aveva deciso di trascorrere qualche giorno di relax e divertimento sulle rive del lago abruzzese insieme ai suoi figlioletti e alla moglie. Una vacanza con la sua famiglia che, in un istante, si è trasformata nella peggiore delle tragedie.
Ero stesa sul prato. L’aria in un attimo si è fatta pesante. Il suono di numerose sirene ha sovrastato quello dei rami accarezzati dal vento. Un elicottero ha cominciato a sorvolare la zona. In pochi minuti era chiaro che qualcosa di grave fosse accaduto. Decine di soccorritori sono arrivati sul posto. I sommozzatori si sono calati in acqua.
“Un uomo è annegato con il suo bambino”.
È stata questa la prima informazione trapelata nei primissimi minuti nei quali sono arrivata da un luogo poco distante da quello dove la macchina dei soccorsi era in azione.
Ho cercato di prendere fiato. Ma davanti ad una frase simile anche noi che facciamo questo mestiere, se lo facciamo con il cuore, perché ci crediamo davvero, non riusciamo a trattenere le lacrime. A fatica mi sono fatta largo tra i curiosi che cercavano di capire cosa fosse accaduto. Volevo e dovevo sapere se davvero quell’informazione corrispondesse alla realtà.
Dopo un’attesa, che mi è sembrata eterna, uno dei soccorritori mi ha confermato che stavano cercando un uomo disperso nelle acque del lago. Il suo bambino stava bene, insieme all’altro fratellino.
Erano su un gommone quando, per cause che ancora non sono chiare, il papà si è buttato in acqua e non è più riuscito a risalire.
Da quel momento è stato un susseguirsi di notizie, di informazioni, vere o fantasiose, rimbalzate da un sito all’altro.
Un testimone che aveva assistito alla scena mi ha raccontato con la voce tremante che, da quanto era riuscito a vedere, uno dei bambini non riusciva a risalire sul gommone. Il papà si era allora buttato per riprenderlo. Ma non era più riuscito a riemergere. A quel punto un altro uomo era entrato in acqua ed aveva portato a riva il piccolo. L’altro bambino aveva assistito alla drammatica scena dal gommone. – I soccorritori non mi hanno confermato la dinamica, erano concentrati sulle ricerche-
Ho chiesto se i bambini fossero da soli con il papà o se c’era qualcuno che in quei momenti così drammatici si stesse occupando di loro. Il proprietario del camping dove la famiglia era in vacanza mi ha spiegato che erano con la mamma. La donna era stata richiamata dalle grida, non era in acqua con loro al momento della sciagura.
Ho raccontato ai nostri lettori cosa stesse accadendo sulle sponde di quel lago, meta di tanti turisti della provincia di Frosinone. Non si sapeva ancora chi fosse quell’uomo né da dove provenisse. Per me era un papà risucchiato dalle acque sotto gli occhi dei suoi figli. E chi, come me, un papà l’ha perso troppo presto, può capire quale dramma si sia consumato nell’animo di quei due bambini in quello che doveva essere un felice pomeriggio di vacanza. Nonostante la speranza di vederlo riemergere, nonostante la speranza di sentir dire da uno solo di quei soccorritori che il loro papà era stato ritrovato. Un po’ “ammaccato” ma vivo.
Poco dopo è arrivata la conferma dell’identità dell’uomo. Un autotrasportatore di 39 anni residente a Collepardo. Ho cercato di prendere fiato per l’ennesima volta. Quella famiglia stravolta viveva nella mia terra.
Il sole cominciava a calare sulle sponde del lago e con esso le speranze dei soccorritori e di quanti avevano seguito le ricerche. Ma nessuno riusciva a darsi per vinto. Nessuno riusciva ad ammettere che, con l’arrivo del buio, le speranze di ritrovare in vita quel papà sarebbero state sempre di meno.
Con l’arrivo della sera sono andata via. Il viaggio di ritorno verso casa non aveva lo stesso sapore di sempre. Ho pensato a quei bambini. A quella mamma. A quel papà.
Questa mattina, poco dopo essermi svegliata, ho ricominciato a cercare notizie. Molti siti di informazione riportavano la notizia del ritrovamento del cadavere dell’uomo. Ho parlato con i soccorritori, con le persone che ieri avevo incontrato sul posto, con le autorità. Hanno smentito. Eppure sul web la notizia continuava a circolare.
Mi sono incazzata da morire. L’errore in questo mestiere può capitare e, purtroppo, capita. Siamo persone, non macchine. Ma a tutto c’è un limite. Soprattutto davanti a un fatto di cronaca così delicato. Nessuno ha smentito la bufala fatta circolare da questa mattina.
Fino alle 21 di questa sera le ricerche erano ancora in corso e andranno avanti. Quella donna e i suoi bambini, ne sono certa, continueranno a sperare. Un po’ come me. In chissà quale miracolo.
Foto di Repertorio