“I faone” è acceso, dov’è “I faone”?

Come da tradizione per la festa di S. Giovanni Battista si è ripetuto il ballo della “pupatta” e l’accensione del “faone” di S. Giovanni. Riti antichi a cui i Sorani sono legati, come ogni anno vengono in tanti ad ammirare le fiamme che sembrano levarsi dalle acque del fiume Liri. Un falò alto, imponente, tutti i giovani del quartiere, meglio, i giovani che sentono di aver e le proprie radici nella parrocchia di S. Giovanni e nel rione Cancegliè partecipano a recuperare il legno, i cartoni, le frasche, i rami tagliati, i mobili vecchi, le sedie sfondate, tutto ciò che può bruciare e può essere ammucchiato sui detriti lasciati sul letto del Liri in secca.
Quando le acque lo permettevano i più piccoli e i più audaci si lanciavano in un bagno finale nelle fresche acque a suggellare la fine della festa religiosa e ad indicare l’inizio dell’estate. In passato anche i lavori di manutenzione del letto del fiume si facevano in concomitanza della fine della primavera, sicuramente non per onorare il santo, e tanto meno per rendere omaggio alla tradizione del falò, ma almeno la notte del “Faone” chi voleva ammirare lo spettacolo, poteva distinguere nel chiarore della notte, solo il tremolio delle fiamme e non i riflessi sulla selva lasciata crescere incolta dopo l’inverno. Quest’anno non si è programmata una seria manutenzione del letto del Liri, i cespugli non sono stati tagliati, le immondizie sono ancora lì, e ancora per un’altra stagione nessuna derattizzazione è in vista. A valle del Ponte di Napoli è nata una selva, sulle rive la vegetazione spontanea cresce rigogliosa, ed è diventata rifugio non solo per gli uccelli di passo e per le rane ma è diventata territorio di caccia di ratti enormi e luogo ideale per la riproduzione delle zanzare. Anche noi ci uniamo alla richiesta di altri cittadini sperando che presto, molto presto l’amministrazione Comunale si attivi con chi di dovere per far fare quei lavori di bonifica necessari ad eliminare vegetazione in eccesso, e a contenere i ratti che oramai si vedono anche a tutte le ore del giorno.

Enrico Mancini

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