Frosinone – La Talea di Falcone a Cittadella Cielo

A trent’anni dalla strage di Capaci, nella quale vennero assassinati il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e tre agenti della scorta, la comunità Nuovi Orizzonti ha ricordato, lunedì 5 dicembre, nella sua sede di Frosinone, la “Cittadella Cielo”, il sacrificio del magistrato che con coraggio ha combattuto i poteri della mafia. La ha fatto un’iniziativa di sensibilizzazione sul tema dell’illegalità, conclusa con la messa a dimora della “Talea di Falcone”, tratta dal ficus cresciuto davanti alla casa del magistrato, in via Notarbartolo a Palermo, e diventato albero simbolo della lotta alla criminalità.

L’evento, dal titolo “Semi di legalità e cura del creato. Un albero per il futuro”, ha coinvolto alcune scuole di Frosinone già attive nei progetti di prevenzione al disagio giovanile, nei quali i ragazzi e le ragazze sono diventati protagonisti di attività sociali, artistiche e culturali alla scoperta della ricchezza del proprio territorio, ma anche della riqualificazione e custodia dei luoghi che sono chiamati ad abitare, concretizzando le indicazioni di Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Tra gli intervenuti anche il tenore Andrea Bocelli, con un messaggio online da oltreoceano, che ha voluto ricordare ai ragazzi che “siamo tutti, nessuno escluso, chiamati a fare la propria parte in questo mondo, per rendere il futuro di tutti più equo e sostenibile”.

Nell’incontro con gli studenti e con i ragazzi della Comunità, l’arcivescovo Rino Fisichella ha ricordato il significato particolare della consegna della talea, che “viene tolta ma ricresce”, un gesto che “vuole dare anche a voi una grande responsabilità: la talea di Falcone, che vuol dire ricerca della giustizia, e impegno totale, fino al dono della vita, viene messa nelle vostre mani”.

La fondatrice e presidente della Comunità, Chiara Amirante, ha ricordato Giovanni Falcone come “un grandissimo uomo, che senza nessun compromesso ha saputo spendere tutta la vita per una causa importante. Ma non possiamo limitarci al ricordo”. Chiara ha raccontato la propria esperienza a fianco di schiave del sesso, tossicodipendenti, giovani in condizioni di disagio e di marginalità, per affermare che “possiamo fare tanto”. Ed ha concluso con un monito: “Tutto ciò che non facciamo per tutelare il creato, la nostra casa comune, che non facciamo per combattere la criminalità organizzata, che non facciamo per aiutare chi ci è vicino, è un peccato di omissione”.

Il generale Antonio Pietro Marzo, alla guida del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari (Cufaa) dell’Arma dei Carabinieri, ha ricordato alla platea dei giovani che l’Italia è un paese “ricchissimo di bellezze naturali” ma “tutto ciò che è bello è anche fragile”. Ecco perchè il Cufaa dei Carabinieri favorisce “lo sviluppo dei territori” più remoti del Paese ma sempre con progetti orientati alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente.

Infine Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, ha sottolineato che “La legge sola non basta. La legalità può in qualche modo garantire il principio di uguaglianza, aiutare i più deboli, essere una regola a cui tendere, ma senza un cambiamento culturale che precede la legge, non ci sarà legge che tenga”. Concludendo il suo intervento, ha sottolineato che “Il Papa ci ricorda che il cambiamento non appartiene ad altri, ma ad ognuno di noi, nei piccoli e nei grandi gesti. Dobbiamo tutti, attraverso i nostri comportamenti, provare a cambiare. Ciò che abbiamo davanti è frutto anche dei nostri comportamenti o delle nostre omissioni e che qualsiasi momento è buono per cambiare”.

Fonte: vaticanmews.va

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