DeGenerazione – memorie di un assassino: XVIII° Capitolo – Il piano di fuga

Il più importante e primo punto da assolvere eracontattare l’organizzazione mediante una lettera criptata utilizzando uno dei codici che avevo imparato durante l’addestramentoesponendo i miei piani ed informazioni, in cui richiedevo anche l’elaborazione di un rapporto sul comandante che avrei impugnato e finito di compilare al mio ritorno. Ogni agente aveva a disposizione un indirizzo di emergenza da contattare nel caso fosse stato catturato ma che sarebbe stato possibile utilizzare una sola volta per ragioni di sicurezza. Chiedevo oltretutto che mi si creasse una nuova identità pronta per la mia evasione e di una scorta per allontanarmi in sicurezza ed occultarmi nel frattempo che si calmino le acque .

La successione a Gary come uomo delle pulizie non mi interessava più in conseguenza al fatto che ormai sapevo per certo dell’esistenza del passaggio oltre il muro e visto che ero entrato anche in possesso di una chiave clonata della cella 313. Mi restava solo organizzarmi nel trovare un modo per potermi lavorare la serratura della mia cella in attesa di una risposta dall’organizzazione.

Mi vennero in mente una serie di tecniche speciali per bloccare la porta al momento della chiusura dei cancelli serale, ma purtroppo erano inutilizzabili, c’era di fatto che gli aguzzini chiudevano sempre a doppia mandata e quindi l’unica soluzione era tornare a scuola… ma una scuola speciale, in luogo speciale presieduta da insegnanti speciali… i detenuti, i migliori esperti di scassinamento che avessi potuto avere a disposizione. Come disse qualcuno si entra diplomati e si esce laureati in criminalità!

Avevo di che scegliere quando la mia decisione cadde su un individuo veramente preparato nel campo delle serrature. Era stato capace di intrufolarsi all’interno di una serie di complessi residenziali per ripulirli nel vero senso della parola, il tutto con una nonchalance a dir poco impressionante, e si firmava lasciando sempre una rosa blu in un piccolo cilindro di cristallo a forma di anfora davanti l’ingresso. Fu però vittima di una soffiata alle forze dell’ordine da parte di un concorrente dello stesso campo, e fu ulteriormente sfortunato alla sua cattura perché gli furono spezzate prima le dita e poi le ossa delle mani a manganellate da un poliziotto che era  l’amante da anni della benestante e giovane padrona di casa. Finì cosi la gloriosa carriera del miglior ladro gentiluomo della penisola.

Cominciai a trattare con lui tutti i giorni. Andavo sempre nella sua cella a parlare. Fumavamo sigarette e caffè di contrabbando, è incredibile ma in carcere puoi ottenere di tutto se hai di che contraccambiare. Aspettavo che uscisse il discorso da se, e quando, ormai creata l’intimità, cominciò a raccontarmi di alcuni furti eseguiti secondo lui alla perfezione, esordii con la fatidica domanda:

-Semplice scassinare una qualsiasi serratura?-

E lui,

-Scassinare? Qui si parla di arte amico mio… lavorarti una serratura senza sfasciare tutto non è cosa semplice…

Ascolta, scegli la posizione del grimaldello e premi a destra o a sinistra. Se la serratura gira raggiungendo la posizione orizzontale, sei riuscito nello scasso. Se si blocca, devi provare con un’altra posizione. Bisogna stare attenti però troppe sollecitazioni spezzeranno il grimaldello.-

Parlava come se si rivolgesse ad un esperto come lui… io ero sempre fornito di  alcuni tipi di passepartout pronti per le evenienze, miste ad altre chiavi così che non fossero notate in casi sospetti, ma lui non si rendeva conto che non possedevo ne le nozioni ne gli strumenti per risolvere il mio problema. Lo lascerò comunque parlare, magarisalteranno fuori cose interessanti più alla mia portata, altrimenti dovrò forzare la conversazione nella direzione che mi interessa cercando sempre di non mettermi troppo in luce…

-vedi…-

Proseguì,

-ci sono molti sistemi per fare un bel lavoretto come quest’altro, il metodo consiste nell’inserire una chiave appositamente limata nella serratura e utilizzarla come tensore; la chiave viene poi colpita con un qualsiasi oggetto rigido: questo fa sì che la forza dell’urto vada ad alzare i pistoni superiori oltre la linea di apertura facendo quindi scattare la serratura stessa. La pericolosità di questa tecnica consta nella facilità di utilizzo, non serve avere la manualità di uno scassinatore professionista, ed è semplice nella realizzazione degli strumenti necessari. La chiave, in questo caso definibile grimaldello, è prodotta limando degli spazi piramidali in numero pari ai pistoni della serratura. Questi spazi sono molto più profondi di quelli normali per poter portare tutti i pistoni più in basso possibile. E adesso senti arriva il bello, una delle problematiche per le vittime è il rapporto con le compagnie di assicurazione una volta avvenuto il furto: non lasciando tracce di scasso è difficile ottenere pieno rimborso dei danni, dato che l’assicurazione può addurre come attenuante la dimenticanza della porta aperta… eh che ne dici? Quei porci borghesi oltre ad essere stati ripuliti vengono beffati dalle agenzie assicurative che hanno profumatamente pagato per assicurare i loro sfizi ha hahahaha…-

Il tipo mi era simpatico, era una specie di Robin Hood solo che i soldi se li teneva per se… combatteva a modo, colpiva solo chi se lo meritava a suo dire…

-Se ti interessa posso illustrarti ancora un’ altra tecnica che usavo per le cancellate o le porte blindate, tipo quelle di queste celle, ma si tratta di un lavoro più delicato ma facilmente realizzabile…-

Diavolo si! Finalmente era arrivato al genere di informazioni che desideravo, si era lasciato tanto andare che il suo ego aveva preso piede ed uscendo allo scoperto per sottolineare la sua sconfinata e certosina preparazione mi stava fornendo gratis la possibilità di accorciare le distanze tra me e l’esterno. Non mi restava che impegnarmi a memorizzare la sequenza dei processi.

-dovrebbe trattarsi di meccanismi a leva con impedimenti, si proprio così.

Per superare queste serrature, occorre avere una chiave grezza adatta alla toppa. La si copre con un leggero strato di cera o plastilina, o nerofumo, si tenta di farla girare delicatamente e si vede dove gli impedimenti lasciano una traccia. In quei punti si lima, poi si ripete fino a che la chiave gira.

Quando gira, la chiave solleva una molla che blocca il catenaccio, poi, sposta tramite una tacca il catenaccio stesso. Questo in teoria se la serratura non è rotta o bloccata però-

 

-Non male caro amico devo dire proprio non male sei davvero all’altezza della tua fama-

Dissi lasciandomi comparire un sorrisetto sulle labbra che ricompensò generosamente le aspettative dell’uomo riempiendolo di orgoglio per se stesso. Ora la priorità eratrovare una chiave grezza di misura adatta. Se avessi l’attrezzatura per saldare potrei realizzarla da un tubo di ottone e dei pezzi di metallo, invece dovrò dipendere dall’officina del carcere. Il mosaico comincia a prendere forma!

Quella notte la passai a studiare le mappe della struttura che mi ero procurato mesi prima e feci una scoperta a dir poco clamorosa! Di fianco la cella 313 correva un condotto di areazione molto articolato la cui rete si snodava per centinaia metri in tutto il carcere, e guarda caso attraverso il muro da cui nasceva il tunnel segreto potevo accedervi con facilità per raggiungere l’ufficio del comandante. Sicuramente era lì che archiviava i documenti più confidenziali perché nessuno si sarebbe mai permesso di entravi a curiosare. Avevo deciso di intrufolarmi a cercare indizi la notte dell’evasione perché quel figuro puzzava troppo di mistero. Troppo lusso spudoratamente vistoso circondava quell’uomo, e si trattava solo di un ufficio, di una casa circondariale per giunta… non osavo immaginare quali ricchezze adornavano la sua “umile dimora”… era sempre più evidente che l’uomo aveva qualcuno di potere alle sue spalle e che gli agenti che lo “servivano” erano tutti al suo soldo come mercenari legalizzati ed immuni alle leggi per il popolo. Dovevo cogliere quell’opportunità!

Due giorni dopo acquistai il grezzo di un chiavistello, una candela ed una piccolissima lima quasi spuntata, proprio quello che mi serviva, ed al prezzo di trentacinque sigarette ed un sacchetto di caffè solubile. Avevo tutto il necessario per incominciare i lavori quindi aspettai che scendesse la sera per accingermi a lavorare la chiave seguendo minuziosamente le istruzioni del nostro ladro gentiluomo cercando di completare il lavoro in una sola seduta.

Al mattino fui svegliato dal mio odiato carceriere come era sua solita prassi:

-RAAUUUUUUUUSSSSSSS!!!! Ha hahahaha… sveglia cialtrone non vedi che ti chiamo? Ha hahahaha… c’è una lettera per te! Finalmente qualcuno si è ricordato che esisti? Ha hahahaha… o forse è qualche troietta che dopo averti riempito di corna ha deciso di scaricarti come uno stronzo nel cesso? Ha hahahaha… mi fai morire tu… tieni!-

Mi gettò la busta a terra. Era aperta maldestramente e sgualcita.

-che c’è problemi? Le lettere vengono controllate e lette tutte quando arrivano carogna! Non fare quella faccia e raccoglila!-

Si agitava perché aveva notato che i suoi modi non mi tangevano affatto, anzi era ben visibile che ero felice di vedere la busta. L’organizzazione aveva finalmente risposto, ed in tempo per trovarmi pronto all’azione.

La raccolsi e la misi sul tavolo. Preparai il caffè con il fornelletto da campo che mi aveva lasciato Gary insieme alla moca, e mi accinsi a leggere con calma la missiva dalla K.K. visto che dovevo tradurla e ci voleva un po’ di tempo. Il carceriere ormai fuori di se per la mia indifferenza nei suoi confronti e meticolosa preparazione alla lettura, decise di girare i tacchi e tornarsene al gabbiotto.

 

Ad occhio inesperto la nostra tecnica poteva mascherare facendo sembrare una semplice lettera che poteva essere di cortesia, di lavoro, di amore, insomma di cose apparentemente normali ma logicamente in base allo scopo ed alla tipologia di vocaboli che si voleva usare, ad esempio:

“…se in anni migliori ostenterai più responsabilità, onde non trovarti in posizioni economicamente rovinose, ti elogerò… “

La soluzione di questa frase sarebbe: siamo pronti per te. Questo risultato e dato utilizzando la prima lettera di ogni parola del messaggio:

“…Se In Anni Migliori Ostenterai PResponsabilità, Onde Non Trovarti In Posizioni Economicamente Rovinose, Ti Elogerò…”

Questo è uno dei metodi più semplici utilizzando le parole e che usai nella mia lettera alla K.K. Di solito si segnala sull’esterno della busta con dei simboli quale crittografia è stata usata nel messaggio. Per questo metodo ad esempio si usa creare tre cerchi incidenti tra loro con macchie di caffè fatte con il sotto di una tazza… ma ci sono altre tecniche crittografiche con parole che si usano in situazioni più estreme, come prendere una parola ogni sei, oppure indicare una chiave che ti permetta di trovare delle frasi in un libro svelando un vero e proprio messaggio nascosto… quando invece un comunicato non deve passare per un controllo, come è stato nel mio caso, si usano cifrature come nel codice di Giulio Cesare. Egli usava per le sue corrispondenze riservate un codice di sostituzione molto semplice, nel quale la lettera chiara veniva sostituita dalla lettera che la segue di tre posti nell’alfabeto: la lettera A è sostituita dalla D, la B dalla E, e così via fino alle ultime lettere che sono cifrate con le prime come nella tabella che segue che fa riferimento all’odierno alfabeto internazionale.

 

Chiaro       a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z

Cifrato      D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z A B C

 

Prendendo come esempio la frase Auguri di buon compleanno si otterrà il seguente messaggio:

 

Chiaro            auguridibuoncompleanno

Cifrato            dxjxulglexrqfrpsohdqqr

 

Più in generale si dice codice di Cesare un codice nel quale la lettera del messaggio chiaro viene spostata di un numero fisso di posti, non necessariamente tre, poiché l’alfabeto internazionale è composto da 26 caratteri sono possibili 26 codici di Cesare diversi.

C’è la tecnica di alternare alcuni alfabeti segreti formati con parola chiave sotto il controllo di un lungo versetto chiamato contrassegno… C’è un metodo per cifrare per mezzo di un disco cifrante con un alfabeto segreto da spostare ogni due o tre parole… C’è una tecnica crittografica che utilizza chiavi diverse per cifrare e per decifrare un messaggio, facilitando incredibilmente il compito di distribuzione delle chiavi. Infatti in questo caso non è necessario nascondere le chiavi o le password: c’è una chiave per crittografare che chiunque può vedere, e una per decifrare che conosce solo il destinatario senza necessità quindi di riceverla dal mittente.

In altre parole, se A vuole ricevere un messaggio segreto da B, manda a B una scatola vuota con un lucchetto aperto senza chiavi. B mette dentro il messaggio, chiude il lucchetto, e rimanda il tutto ad A, che è l’unico ad avere le chiavi. Chiunque può vedere passare la scatola, ma non gli serve a niente. A non deve correre rischi con le sue chiavi.

In poche parole la sicurezza di un crittosistema non deve dipendere dal tener celato il crittoalgoritmo. La sicurezza dipenderà solo dal tener celata la chiave.

Dalla missiva della K.K. appresi che fissarono il giorno della mia fuga a sabato notte e che avevo tempo fino alle tre per controllare l’ufficio del comandante e trovarmi fuori al punto d’incontro stabilito. Bisognava fare presto e sparire più velocemente possibile, al mattino si sarebbe scatenata una caccia all’uomo ed io dovevo essere lontano e al sicuro. Mi fecero presente oltretutto di vagliare a fondo i documenti che avrei trovato perché il personaggio era avvolto da un alone di strano mistero e che al mio ritorno mi avrebbero consegnato il fascicolo con i dati raccolti su di lui che avevo richiesto. Chiusero complimentandosi per il lavoro svolto e per la tenacia con cui mi ero continuato a battere per restare a galla sino ad organizzare un’ evasione spettacolare di cui tutti avrebbero parlato per anni.

Non mi sembrava vero. Avevo riallacciato i contatti con i miei e ad una manciata di giorni da quel momento sarei tornato nel mondo. Fantasticai tutto il mattino su cosa avrei fatto una volta libero. Avevo deciso che di certo per prima cosa mi sarei crogiolato con un bagno bollente e birra ghiacciata alla mano… hmmm… già… dopodichè mi sarei gustato una bella bistecca da ottocento grammi cotta alla brace e contorno di insalata fresca, seduto ad un tavolo vero apparecchiato con una tovaglia di stoffa, vino rosso e fiori profumati. Avrei letto un libro sulla spiaggia e passeggiato tra il verde di un prato. Mi sarei concesso un fantastico pomeriggio di pesca alla trota di fiume memore dei giorni di spensierata giovinezza… mi sarei tuffato in un lago e nuotato fino a che la pelle delle dita mi si raggrinzisse, e poi uscito dall’ acqua, dopo aver preso il sole sdraiato sull’ erba avrei suonato la chitarra cantando a squarciagola fino a sera aspettando la notte davanti un fuocherello scoppiettante per poi dormire sotto le stelle… avrei cercato l’amore tra le braccia di una ragazza assaporando il profumo dei suoi capelli… biondi, mossi come le onde del mare, e perdendomi nei suoi occhi verdi brillanti come due smeraldi perfetti… quel neo sul viso tra lo zigomo sinistro e le sue labbra carnose che non mai bacerò più… Giulia… perché mi hai lasciato Giulia! Dovevo stare più all’erta quel giorno e non lasciarti andare… erano anni che non pensavo più a te… forse perché la mia mente si rifiutava di rivivere quei momenti in cui sei venuta a mancare, quelle immagini macabre e violente… dovevo raccontarti tutto, chi ero e cosa facevo realmente… forse così non ti avrei messa in pericolo come è successo… o almeno avrei potuto metterti in guardia dai pericoli che correvo, senza metterti nei casini a tua insaputa! Giulia mi perdonerai mai? Perchè io non lo farò, non ne ho il diritto!.. e nemmeno la forza…sei stata uccisa perché è me che volevano, e ti hanno torturata e uccisa convinti che tu eri del gioco! Bastardi! Non sono nemmeno riuscito a vendicarti! Sono tutti morti tranne uno, il più schifoso! Quello che ti ha infilato tre pallottole in corpo dopo l’interrogatorio… e io sono arrivato troppo tardi per salvarti… Sono tutti morti tranne uno, tutti morti tranne uno Giulia… perdono…

Mi lasciai andare agli effetti del vino che avevo rimediato, e caddi in un sonno comatoso.

La broda che ci facevano passare per vino offuscò la mia mente per le seguenti quarant’otto ore. Il ricordo di Giulia si dissolse gradualmente finche mi accorsi che non ricordavo più il motivo per cui mi stavo ubriacando in modo così molesto.

Dovevo ricompormi. Essere pronto all’azione. Quella sera stessa avrei intrapreso la via che mi avrebbe riconcesso la vita!

-RAAAAAAUSSSSSSSS!-

Era arrivata puntualmente la carogna… oggi era di turno. Lo svegliarmi intontito ed infastidito dai postumi dell’alcool mi diedero un suggerimento. Mi era venuta la voglia di punire quel babbeo. Avevo solo quella giornata di tempo per preparare qualcosa da mettere in atto. Decisi che avrei potuto avvelenarlo. Credo che avrei usato il cianuro perché avrei potuto produrlo con una o due idee. Una fonte di piccole quantità di cianuro è il nocciolo di alcuni tipi di albicocche o di mandorle, dove esiste in forma organica (amigdalina). Il tipico odore di mandorle amare è dovuto al rilascio nell’aria di acido cianidrico, infatti le mandorle amare lo contengono, l’acido, essendo un acido debole, viene spostato dai suoi sali anche a causa dell’anidride carbonica contenuta nell’aria in presenza di umidità. L’amigdalina invece è di per sé innocua, può essere scissa nell’intestino dalla flora batterica rilasciando la componente tossica di cianuro. I sintomi dell’intossicazione da cianuro compaiono subito in caso di inalazione mentre, se il cianuro è stato ingerito, compaiono nel giro di alcune decine di minuti o più in funzione dello stato di riempimento dello stomaco. Se non erro il cianuro esiste anche in natura nelle radici di manioca, nei germogli di soia e nei semi di robinia….in questi casi il cianuro risulta legato al glucosio formando dei cianoglucosidi. In passato questo era fatto aggiungendo la sostanza revulsiva, opportunamente seccata e polverizzata, degli insetti Pentatomidae. I Pentatomidi costituiscono una delle famiglie più importanti fra gli Eterotteri. Sono comuni per le medie dimensioni e per l’aspetto inconfondibile, anche se si tratta di caratteri estesi in generale a tutta la superfamiglia dei Pentatomoidea sono di facile riconoscimento anche per i profani. Il nome comune è cimice, infatti, anche se a rigore fa riferimento all’intero sottordine degli Eterotteri, è utilizzato per antonomasia per indicare insetti appartenenti alla superfamiglia.

Mi misi alla caccia degli ingredienti naturali per darmi alla produzione delle polveri. Avrei lavorato sia con i semi di albicocche, sia con i pentatomidi. Dovevo calcolare bene le dosi però! La dose per una morte lenta per via orale è di circa 1-2 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo, mentre una dose più alta conduce a morte pressoché istantanea, che non è quello che volevo. Doveva fare effetto lentamente per darmi il tempo di fuggire e non creare disordini. Si sarebbe addormentato ed il giorno dopo avrebbero accertato il decesso. Forse non avrebbero nemmeno sospettato un avvelenamento. Il dilemma era come faglielo assumere.

Dalle informazioni che avevo a disposizione sulle abitudini dei secondini mi ricordai che il nostro uomo era solito disporre su un banchetto di fianco al gabbiotto il suo pasto serale che si portava direttamente da casa. Un bel panino farcito, una birra ed un pezzo di crostata casalinga probabilmente fatta da sua moglie. Una volta collocato il pasto con ordine a dir poco maniacale, si dirigeva in bagno per svuotare la sua fetida vescica cosicché il suo culone non avrebbe più abbandonato la postazione ipnotizzato dalla scatola spara radiazioni detta TV.