ARPINO – LA BEFFA DELLA CASA DELLA SALUTE

‘Leggo che l’on. Mauro Buschini si è recato al presidio sanitario di Atina per visitare la postazione per le vaccinazioni anti Covid e la Casa della Salute. Mi chiedo come mai non viene a visitare anche la Casa della Salute di Arpino’.

Con una discreta dose di ironia il consigliere comunale Mauro Iafrate pizzica il sindaco Renato Rea e la maggioranza rispetto ad una questione di cui si parla da anni, cioè si parla è basta.

‘Gli anni passano – aggiunge Iafrate – e tutti crescono tranne Arpino. Le strutture sanitarie ‘minori’ si stanno affermando ovunque meno che nel nostro paese ed è sorprendente verificare come argomenti così interessanti che riguardano la salute delle persone ed i servizi ad esse destinati non trovino alcuna concretezza. Eppure quasi tutta l’intera maggioranza più volte si è spesa, seppur con modesti risultati, per sostenere il centrosinistra, ma tirate le somme Arpino non mi pare abbia fatto grossi passi in avanti. Tutt’altro. E la Casa della Salute ‘fantasma’ è una delle conseguenze della sostanziale insipienza di Rea e compagni’.

La storia recente, cioè i documenti, dicono che circa sette anni fa nel primo decreto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, era prevista l’istituzione di quattro Case della Salute. Fra queste c’era anche quella di Arpino. Non c’era quella di Atina. All’epoca infatti una dozzina di Comuni della Valle di Comino avviò un contenzioso con la Regione a seguito dei tagli assestati alla sanità locale e quindi alla struttura ospedaliera. Dopo una serie di polemiche tra sindaci della Valle, alla fine si registrò la rinuncia al procedimento. Una sorta di lasciapassare per ottenere la Casa della Salute passando dalla porta posteriore. Ed alla fine ad Atina la Casa della Salute c’è, ad Arpino no. Nonostante il paese fosse inserito fra i quattro ‘titolari’. Mistero!

Su questa vicenda si è registrato anche un episodio piuttosto curioso. Mancavano pochi giorni alle comunali del 2018. Una mattina tre o quattro operai del Comune, muniti di un furgoncino, entravano ed uscivano dal retro dell’ex ospedale Santa Croce, proprio dove solitamente è in sosta l’ambulanza. Per ore e ore entravano a mani vuote ed uscivano con decine e decine di sanitari: lavandini, water, bidet ed altro. Tutto ammassato nei locali del piano terra della struttura nel frattempo diventata in parte scuola. Tutto caricato nel furgone e trasferito di fronte, cioè nell’ex ex ospedale (a scanso di equivoci, c’è pure un accurato servizio fotografico).

Al di là delle questione formali da Corte dei Conti (non deve essere proprio regolare che operai del Comune lavorino di fatto per la Asl e chissà chi li ha incaricati), si ebbe l’impressione che quella era una manovra illusionista, nel senso che si tendeva a far credere, sempre a pochi giorni dalle comunali, che di lì a poco sarebbe successo qualcosa. Scenette da Prima Repubblica, insomma!

Beh, sono trascorsi quasi tre anni, e in tutto sono sette, ma al Santa Croce non è successo nulla.

Lu